Donatella Cinelli Colombini, Il valore aggiunto delle donne nel mondo del vino

Avremmo voluto parlare con lei di enoturismo, di strategie di comunicazione, di marketing del vino. Ma, per una donna che oltre ad essere una produttrice di vini è anche la presidente dell’associazione donne del vino, il tempo in questi giorni è davvero un bene preziosissimo, e i minuti ritagliati per questa nostra intervista sono stati un regalo importante che abbiamo cercato di usare per nel modo più consono: ovvero, affrontando il tema delle donne in questo mondo, non solo quello del vino, proprio a qualche ora dalla ricorrenza dell’8 marzo.

Il mondo del vino sembra essere molto resistente ai cambiamenti, soprattutto in ambito digitale. Qual è il motivo secondo lei?
Il mondo agricolo affonda le radici in una cultura agricola arcaica, diciamo analogica, tendenzialmente conservatrice. Questo vale se guardiamo all’intero panorama, quindi sarebbe giusto dire che in media questo mondo è tendenzialmente conservatore. Negli ultimi anni, con l’avvento delle politiche dell’Unione Europea, si stanno compiendo importanti passi avanti: posso parlare di tendenze, ché di lavoro da fare ce n’è ancora tanto, però è vero che con le misure Next Generation qualcosa piano piano sta cambiando. Di certo si intravedono i primi vantaggi, tanto che il 16% delle aziende agricole sono già digitalizzate. Si tratta di un lungo percorso, ma possiamo dire che almeno è iniziato.

Il ruolo delle donne in questo mondo, però, sembra essere sempre complicato da mille preconcetti, da troppe difficoltà, da situazioni che sembrano stagnanti. Visto che la forza del cosiddetto sesso debole è indiscutibile, pensa che in fondo le donne abbiano il loro centro di gravità più in ruoli backstage, di regia “dietro le quinte”?
Partiamo considerando il fatto che il vino, insieme con il formaggio, è stato il primo alimento a essere lavorato per venire conservato. Questo accadeva 8mila anni fa, e a farlo erano gli uomini, per via della forza fisica che molte attività richiedevano: spostare le casse di uva raccolta, usare il torchio… sono lavori pesanti per cui gli uomini sono sempre stati i soli a occuparsene. 
Poi sono arrivate le prime attrezzature meccaniche, la forza dei muscoli non era più così fondamentale, ed ecco che le donne hanno avuto modo di interagire sempre più da protagoniste, fino ad arrivare a questi nostri giorni quando è finalmente chiaro quale sia il nostro più importante valore aggiunto: se gli uomini ragionano per obiettivi, le donne si muovono per relazioni, primeggiando negli ambiti della comunicazione, della creatività, delle relazioni commerciali.
 

Però siamo ancora qui a festeggiare l’8 marzo per rimarcare – ancora oggi – questo assurdo gap di genere. 
Dividiamo in due la questione che si apre con questa constatazione. Da una parte, guardando al mondo del lavoro, è innegabile che c’è una bella differenza tra gli avanzamenti di carriera e di retribuzione a seconda del sesso di appartenenza. Non parlo di titolarità, ché grazie agli incentivi europei ben un terzo delle aziende vinicole italiane appartiene a donne, quanto di riconoscimento della professionalità. E per aggiungere difficoltà, ecco che nelle zone rurali c’è un ridottissimo numero di asili nido e scuole materne: è logico che si registri un elevato numero di abbandoni all’arrivo del secondo figlio.
Dall’altra parte, guardando ai dati giudiziari, la situazione è terribile, con un numero di femminicidi e di violenze che mi scuote nel profondo. E’ fondamentale, prioritario, urgente creare le condizioni perché questo massacro abbia fine, bisogna assolutamente trovare una soluzione. Nel mio piccolo, ho attivato il progetto #tunonseisola: vorrei fosse possibile che chiunque avesse la possibilità di cliccare su un pulsante per entrare in contatto immediato con un team di avvocatesse in grado di dare una prima assistenza, fondamentale in queste emergenze. 

Insomma, l’8 marzo è ancora importante.
Secondo gli ultimi dati Istat, dei centomila nuovi disoccupati, le donne ne rappresentano il 90% . Che dice, è o non è importante?

Allora brindiamo alle donne. Con…?
Un bicchiere di Prime Donne, ovviamente.